San Gerardo, missionario di speranza sulle orme del Redentore

San Gerardo, missionario di speranza sulle orme del Redentore

Nel giorno della festa di San Gerardo Maiella, il 16 ottobre, la comunità redentorista si è riunita nel Santuario del Perpetuo Soccorso a Roma per celebrare la memoria del santo di Muro Lucano, modello di santità semplice e concreta. La Santa Messa è stata presieduta da padre Ivel Mendanha CSsR, consultore generale della Congregazione del Santissimo Redentore, che nell’omelia ha proposto San Gerardo come autentico missionario di speranza sulle orme del Redentore.

Padre Mendanha ha ricordato come, nel corso del Triduo preparatorio alla festa, la comunità abbia meditato su San Gerardo come pellegrino di speranza, poi come missionario di speranza, fino a riflettere sulle fonti di speranza nella sua vita. “Oggi,” ha affermato, “contempliamo San Gerardo alla luce del tema del nostro sessennio, Missionari di speranza sulle orme del Redentore, riconoscendo in lui un esempio vivo di come la fede possa trasformarsi in carità operosa”.

L’omelia ha intrecciato la spiritualità gerardina con il messaggio universale della Chiesa. P. Ivel ha citato la Bolla dell’Anno Santo del defunto Papa Francesco, che invita i cristiani a essere “segni tangibili di speranza per i fratelli e le sorelle che vivono difficoltà di qualsiasi tipo”, e la recente Esortazione Apostolica Delixit Te (Ti ho amato) del Santo Padre Leone XIV, che pone al centro dell’esperienza cristiana l’amore per i poveri. “La carità – ha ricordato Mendanha – è il cuore ardente della missione della Chiesa. Quando la Chiesa si china per prendersi cura dei poveri, assume la sua postura più alta.”

Attraverso episodi concreti della vita del santo, p. Ivel ha mostrato come Gerardo Maiella abbia incarnato questa logica evangelica del dono. Nato in una famiglia povera, conobbe da vicino la fatica quotidiana dei più umili e trasformò la propria esperienza in una straordinaria vocazione di servizio. Celebre è l’episodio del cappotto donato a un mendicante, gesto che rivela la sua compassione istintiva e la sua fiducia nella Provvidenza. Durante la carestia del 1755, la sua generosità divenne quasi leggendaria: nessuno, raccontano i testimoni, tornava a mani vuote da chi bussava alla porta della comunità.

“Gerardo – ha sottolineato p. Mendanha – era un segno tangibile di speranza per i poveri e gli emarginati. Nella sua vita la Chiesa si chinava per servire e, proprio così, mostrava la sua santità più alta.” La sua gioia contagiosa, il suo spirito di servizio e la sua capacità di donarsi senza misura ai confratelli e ai malati lo resero un vero testimone del Redentore.

Il celebrante ha concluso invitando i presenti a seguire il cammino tracciato da San Gerardo: “Impariamo da lui ad amare il Signore crocifisso, ad adorare con cuore ardente nell’Eucaristia, ad affidarci a Maria e ad avvicinarci con amore ai poveri e agli abbandonati. Questo è il modo più reale e semplice di essere missionari della speranza sulle orme del Redentore.”

Al termine della celebrazione, p. Ivel Mendanha ha impartito la benedizione ai presenti con il reliquiario di San Gerardo, invitando tutti a custodire nel cuore l’esempio del santo. Subito dopo, i fedeli hanno potuto venerare personalmente le reliquie, affidando al santo patrono le proprie intenzioni nella preghiera silenziosa.

L’omelia completa di p. Ivel Mendanha CSsR è disponibile in seguito.


San Gerardo: missionario di speranza sulle orme del Redentore

Dopo aver riflettuto in questi giorni del Triduo su San Gerardo come pellegrino di speranza, poi come missionario di speranza e infine sulle fonti di speranza nella sua vita, oggi, nel giorno della sua festa, riflettiamo sul tema del nostro sessennio, i sei anni che stiamo celebrando nella Congregazione, Missionari di speranza sulle orme del Redentore, e vediamo come San Gerardo sia, per ciascuno di noi Redentoristi e per tutte le persone in questo anno giubilare, un esempio di chi è stato un missionario pellegrino di speranza sulle orme del Redentore. 

Il nostro defunto Papa Francesco nella Bolla per l’Anno Santo ha detto: “Durante l’Anno Santo, siamo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per quei nostri fratelli e sorelle che vivono difficoltà di qualsiasi tipo”.

Il nostro attuale Santo Padre Leone XIV, pochi giorni fa ha pubblicato la sua prima Esortazione Apostolica intitolata “Delixit Te” (Ti ho amato). In questa Esortazione Apostolica Papa Leone afferma: “Il desiderio del mio amato predecessore è che tutti i cristiani arrivino ad apprezzare lo stretto legame tra l’amore di Cristo e la sua esortazione a prendersi cura dei poveri. Anch’io ritengo essenziale insistere su questo cammino verso la santità”. 

L’esortazione sottolinea, soprattutto, quanto i poveri siano essenziali per la vita cristiana. Le opere di carità, scrive Papa Leone, sono «il cuore ardente della missione della Chiesa» (15). Nell’Incarnazione, Cristo si è fatto povero nella carne affinché noi potessimo diventare ricchi in Dio (18; cfr. 2 Cor 8,9), e i cristiani sono chiamati alla stessa umile discesa, toccando la carne sofferente degli ultimi tra noi affinché potessimo toccare la carne sofferente di Cristo (48, 49, 119). E non è necessario limitarsi alla povertà materiale, chiarisce Leone: «Esistono infatti molte forme di povertà: la povertà di chi è privo dei mezzi materiali di sussistenza, la povertà di chi è socialmente emarginato e non ha i mezzi per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità, la povertà morale e spirituale, la povertà culturale, la povertà di chi si trova in una condizione di debolezza o fragilità personale o sociale, la povertà di chi non ha diritti, né spazio, né libertà» (9).

Papa Leone invita sia all’amore per il Signore che all’amore per i poveri (5, 8), un’estensione degli amori «distinti ma inseparabili» per Dio e per il prossimo (26). Allo stesso modo scrive sia della fede che dell’azione sociale (40), sia del rigore dottrinale che della misericordia (48), sia della preghiera che del lavoro (53), sia della pietà che della dedizione agli altri (71), sia della proclamazione del Vangelo che del soddisfacimento dei bisogni materiali (77). «La tradizione monastica», scrive, «ci insegna che la preghiera e la carità, il silenzio e il servizio, le celle e gli ospedali formano un unico tessuto spirituale» (58). 

Nel paragrafo 79, Papa Leone riassume magnificamente questo approccio – e in effetti l’intera storia dell’amore della Chiesa per i poveri, dai profeti dell’Antico Testamento fino a Papa Francesco – con un paradosso sorprendente: «Quando la Chiesa si china per prendersi cura dei poveri, assume la sua postura più alta».

Possiamo dire che in San Gerardo, il Missionario Pellegrino della Speranza, la Chiesa si chinava per prendersi cura dei poveri e, attraverso il suo ministero di Fratello Missionario Redentorista, la Congregazione e la Chiesa assumevano la loro posizione più elevata, ovvero la santità nella cura dei poveri.

San Gerardo era un segno tangibile di speranza soprattutto per i poveri e i bisognosi, gli emarginati del suo tempo. Era un missionario di speranza per i poveri sulle orme del Redentore. La solidarietà immediata e generosa che Gerardo dimostrava nei confronti dei poveri bisognosi è un aspetto fondamentale della sua spiritualità. La base di questa solidarietà risiede nel fatto che egli nacque in una famiglia povera e fin dalla più tenera età conobbe personalmente le numerose difficoltà quotidiane che una famiglia povera deve sopportare. Tuttavia, questa solidarietà con i poveri si basa maggiormente sul suo amore per il suo Redentore, che scelse specificatamente di identificarsi con i poveri abbandonati.

Questo amore per i poveri era qualcosa che Gerardo aveva già da giovane adolescente. C’è la storia del cappotto nuovo che suo zio gli aveva regalato e che lui diede a un povero. Vedendo il suo giovane nipote così debole e fragile, lo zio di Gerardo gli regalò un cappotto nuovo per tenerlo al caldo. Ma appena uscito di casa, Gerardo incontrò un vecchio che tremava dal freddo e gli diede immediatamente il cappotto. Quando suo zio venne a sapere della cosa, sfogò la sua rabbia su Gerardo per aver dato via un cappotto così nuovo e costoso. Gerard rispose: “L’ho dato a una persona più bisognosa di me”. Davvero un missionario della speranza fin da giovane.

La vera carità si traduce in gesti e parole che nascono sempre in risposta ai bisogni degli altri. È essere fedeli all’esempio di Cristo che è venuto incontro agli esseri umani: egli si è incarnato nella situazione concreta dei bisogni dei suoi simili per fornire una risposta che fosse loro di aiuto e assistenza efficace. Gerardo sapeva bene che i poveri erano i poveri di Cristo e che quando rispondiamo con sincerità ai loro bisogni, siamo i primi ad essere arricchiti da loro. Questo amore rispettoso e generoso per i poveri è descritto come «una naturale inclinazione verso i poveri», sottolineando «che era molto compassionevole con tutti e specialmente con i poveri, per i quali aveva una particolare tenerezza».

Gerardo si occupava non solo dei poveri, ma anche dei poveri malati e infermi, portando loro le medicine dall’infermeria della comunità. Era particolarmente attento e premuroso nei confronti delle vedove sconsolate e delle zitelle anziane che, a causa della loro semplicità e onestà, potevano essere facilmente ingannate. Gerardo fece molte visite ai poveri malati di Napoli: «Gerardo si trovava spesso nei corridoi dell’Ospedale degli Incurabili, insieme a quei poveri malati, parlando loro di Dio e invitandoli ad accettare e portare la croce che il Signore aveva loro inviato, nonché ad offrire a Dio tutti i dolori e le sofferenze che dovevano sopportare. Li riempiva sempre di speranza e li lasciava tutti consolati. Vedendolo, i poveri malati che soffrivano in ospedale si rallegravano e dicevano: “Padre nostro, tu ci consoli. Vogliamo che tu rimanga sempre con noi. Non ci lasciare mai, resta sempre con noi!”.

Era in un certo senso “appassionato” nel concretizzare la sua disponibilità nel donarsi ai suoi fratelli e sorelle. Si osservava che “gli piaceva particolarmente essere stanco, in modo da non perdere mai tempo. Quando non aveva nulla da fare, cercava di aiutare gli altri nei loro compiti… Quando era il momento di cuocere il pane per la comunità, faceva il lavoro di quattro persone. Diceva continuamente ai suoi confratelli: «Lasciate fare a me, andate a riposarvi!». 

La sua carità dava origine a miracoli quando usciva per andare incontro ai poveri. Il folklore popolare ha sottolineato soprattutto questo aspetto, in particolare durante il rigido inverno del 1755. Anche Caione ne è testimone: «A causa dell’estrema scarsità dovuta al rigido inverno, ogni mattina più di 120 poveri si presentavano alle nostre porte. E qui non si può esprimere a sufficienza la grande carità con cui Gerardo si prendeva cura di loro e li assisteva nella loro miseria. Faceva di tutto per tutti, consolava alcuni con le sue parole musicali sul paradiso, istruiva altri sulle cose della fede, teneva loro piccoli discorsi pii e infine dava loro qualcosa per soddisfare i loro bisogni e li mandava via doppiamente consolati”.

Gerardo dimostrò una straordinaria generosità e amore verso i poveri durante il rigido inverno del 1755. C’è una storia straordinaria sulla carenza di pane e sui poteri di intercessione di Gerardo. “C’era una volta una persona di rango piuttosto elevato, ma che non aveva abbastanza cibo a causa della carestia. Si vergognava di farsi avanti per chiedere del pane. Uno dei ragazzini conosciuti dalla comunità informò Gerardo della situazione. Gerardo rispose: “Oh figlio mio, perché sei venuto così tardi? Ho già dato via tutto!”. Ma poi, riflettendo un po’, si voltò ed entrò in casa, e sembrò tirare fuori dal petto una pagnotta di pane così fresca e calda che sembrava appena uscita dal forno… In quel rigido inverno di carestia a Caposele, grazie agli sforzi di Gerardo, nessuno che bussasse alla porta della comunità sembrava andarsene affamato.

Gerard ha messo tutto il suo talento al servizio dei poveri e dei suoi confratelli della comunità, in particolare degli anziani. Cantava, ballava, raccontava storie durante i momenti di svago ed era il centro della gioia e delle risate della comunità, sempre pronto ad aiutare chi era nel bisogno. La sartoria della comunità era il luogo preferito da tutti, non solo per far cucire e rammendare i propri abiti e abiti religiosi, ma anche per ascoltare una storia divertente o condividere una battuta e un momento di risate. 

Tutto ciò indica che Gerardo era legato alle persone in un modo che scaturiva dal dono dello Spirito. Lo Spirito di Gesù gli permetteva di vivere il Vangelo con gioia. Era veramente un segno e divenne un segno di speranza per i poveri e gli abbandonati sulle orme del Redentore.

Da questo straordinario santo, San Gerardo, che visse solo sei anni nella Congregazione Redentorista, impariamo che è possibile essere così uniti a Gesù e alla sua beata Madre da imparare a diventare più simili a loro nell’amore per il prossimo e in particolare per i poveri. La vera santità e la vita vissuta in Gesù si riflettono sempre in un profondo amore per i poveri e gli abbandonati, i piccoli: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Delixit Te, Ti ho amato, parole del Signore rivolte a una comunità cristiana molto povera, devono essere le nostre parole, erano le parole dello stesso San Gerardo che le ha vissute con amore per i poveri. Come San Gerardo, mentre contempliamo l’amore di Cristo, cito da Delixit Te: «anche noi siamo ispirati ad essere più attenti alle sofferenze e ai bisogni degli altri, e confermati nei nostri sforzi di condividere la sua opera di liberazione come strumenti per la diffusione del suo amore».

In questo giorno di festa del nostro amato San Gerardo, che tutti noi possiamo imparare da lui ad amare il Signore Crocifisso, ad adorare con amore il Signore nella Santissima Eucaristia, ad avere un amore filiale per la nostra Beata Madre e ad avvicinarci con amore ai poveri e agli abbandonati. Questo è un modo reale eppure semplice, vero ma santo, di essere Missionari della Speranza seguendo le orme del Redentore. Gerardo ci mostra la via della Speranza attraverso una vita di amore per i poveri. Amen.