A chi associamo la parola “santo”? Il più delle volte ci vengono in mente grandi mistici che hanno avuto la grazia di vedere Dio durante la loro vita e di parlare con Lui. Persone che trascorrevano intere giornate in preghiera, praticando mortificazioni corporali o digiunando molto.
Probabilmente anche tu, caro lettore, hai nella tua vita un santo patrono a cui dedichi un culto speciale nella tua vita quotidiana. Forse è il santo di cui porti il nome, o il santo attraverso la cui intercessione hai ricevuto una grazia speciale.
Per me, questo santo speciale, che ho scelto come guida nel mio cammino religioso, è un fratello religioso di poco meno di trent’anni, san Gerardo Majella, redentorista, protettore delle madri incinte e patrono della buona confessione.
Attualmente, nella Congregazione dei Redentoristi, celebriamo l’Anno Giubilare legato al 300° anniversario della nascita di San Gerardo. È nato nel 1726 in un piccolo paese, Muro Lucano, nel sud dell’Italia. Sua madre gli ha instillato la convinzione dell’amore infinito di Dio. Suo padre morì quando Gerard aveva 12 anni. Nonostante la povertà e le varie difficoltà, era felice perché sentiva la vicinanza di Dio e la sua mano che lo guidava, nonché la protezione materna di Maria. Nella biografia di San Gerardo non troviamo informazioni su un improvviso cambiamento o una conversione. Semplicemente, è cresciuto costantemente nell’amore di Dio.
Nel 1749 i redentoristi arrivarono a Muro per predicare le missioni nella città natale del futuro santo. Gerardo, affascinato dal loro stile di vita e dalla loro predicazione, chiese di essere ammesso alla Congregazione del Santissimo Redentore come fratello religioso. Inizialmente il superiore della missione glielo negò a causa della sua salute cagionevole, ma il giovane alla fine lo convinse con la sua determinazione.
Entrando nella Congregazione, Gerardo aveva la ferma volontà di appartenere esclusivamente a Dio e di compiere la Sua volontà. Diceva: «Voglio agire in questo mondo come se esistessero solo Dio e io». Giurò che avrebbe sempre compiuto con la massima perfezione la volontà di Dio in ogni momento.
Nel monastero conduceva una vita apparentemente semplice, lavorando come giardiniere, sarto e portiere. Tuttavia, fin dall’inizio era pervaso dal desiderio di santità. Si mobilitava costantemente e diceva: «Al lavoro, voglio diventare santo!». Poteva trascorrere ore intere davanti al Santissimo Sacramento, conversando con Gesù. Pregava per una fede viva nel Santissimo Sacramento dell’Altare, per poter contemplare l’amore rivelato nell’offerta di Cristo.
San Gerardo era un uomo simpatico, che entrava facilmente in contatto con le persone. I suoi parole e consigli erano pieni di calore e l’amore per Dio e per il prossimo non gli permettevano di essere indifferente alle scelte di vita degli altri. Sebbene non avesse studiato teologia, era così immerso nell’amore di Dio che era in grado di spiegare i misteri della fede ai suoi interlocutori in modo accessibile e allo stesso tempo profondo.
San Gerardo è per me un modello di uomo che ha affidato completamente la sua vita a Gesù e in Lui ha trovato la fonte della speranza e la pienezza della vita. La storia della sua vita è la storia di un uomo che ha accolto con gratitudine e si è lasciato affascinare da ciò che chiamiamo la redenzione abbondante. Questa redenzione abbondante è diventata il senso e la forza della sua vita. Questo atteggiamento scaturisce dall’amore infinito di Dio. Egli ha saputo tradurre ciò che ha vissuto nel suo cuore in un linguaggio di amore e misericordia rivolto a tutti gli uomini, senza alcuna discriminazione o distinzione. Lo ha fatto in modo così incondizionato e radicale che è riuscito a coinvolgere in questa condivisione dell’amore l’onnipotenza di Dio quando le sue possibilità e i suoi mezzi si sono rivelati insufficienti.
Fratello Gerardo è un uomo che ha vissuto la sua vita in uno spirito di ringraziamento, nello spirito dell’inno mariano Magnificat. La maternità di Dio, rivelata a Maria dall’angelo Gabriele, non la porta a concentrarsi su se stessa, ma si esprime nel servizio di misericordia che porta a Elisabetta. Maria non è in grado di tenere per sé ciò che ha ricevuto da Dio. Condivide con la sua parente l’esperienza della fede e dell’agire secondo la logica del piano di Dio letto nella storia della salvezza e nella storia della propria vita. È la logica di Dio che esalta gli umili e abbassa i potenti, sazia gli affamati e rimanda a mani vuote i ricchi.
Secondo questa logica ha vissuto anche san Gerardo, che si è affidato completamente alla misericordia di Dio. Condividendo la vita degli umili e dei poveri, è diventato testimone dell’adozione che lo Spirito Santo compie in ciascuno di noi.
Radicato in questo modo nell’esperienza della filiazione divina, san Gerardo non teme di trovarsi di fronte alla debolezza. È infatti convinto che, come dice san Paolo: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26). Non cade nemmeno in crisi a causa delle difficoltà di vario genere, perché le accetta e le vive di fronte alla croce del «suo amato Redentore». È convinto che cercare e compiere la volontà di Dio non è una forma di mortificazione o l’accettazione di un peso difficile da sopportare. Per Gerardo, la volontà di Dio è il piano divino che mira alla realizzazione della pienezza e della felicità. In questo modo, la vita di San Gerardo ci offre un esempio di evangelizzazione, come servizio di speranza per il mondo di oggi e per l’uomo che ne ha tanto bisogno.
Infine, caro lettore, permettimi di condividere la mia esperienza personale dell’«incontro» con il nostro santo fratello Gerardo, ricordi che conservo nella mia memoria come foto preziose in un album di famiglia. Da quando sono entrato nella Congregazione dei Redentoristi, 23 anni fa, ho spesso sentito i miei confratelli più anziani parlare di fratello Gerard, della sua vita e dei suoi miracoli.
Molti anni fa ho avuto l’opportunità di fare un pellegrinaggio in Italia. Uno dei tanti luoghi visitati allora era il Santuario di San Gerardo a Materdomini. Proprio lì, alla vigilia della sua festa, il 16 ottobre, ho potuto sostarmi davanti alla sua tomba. Da quel momento, il santo fratello Gerardo è diventato per me un compagno invisibile della mia vita.
Ho ancora impresso nella memoria l’immagine della folla che accorreva alla basilica cantando e pregando per chiedere a San Gerardo le grazie necessarie e per ringraziarlo dei miracoli che compiva per sua intercessione. Da allora mi chiedo spesso perché questo umile fratello religioso, redentorista, attiri così tanti cuori.
Che Gerardo, nostro giubilante, patrono e santo confratello, ci ottenga il dono delle vocazioni alla nostra famiglia redentorista, in particolare la vocazione dei fratelli religiosi.
Fr. Krzysztof Makowski CSsR,
Provincia di Varsavia